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La mia esperienza con la razza spagnola

Tratto da Alcedo n. 1/2004

Si può senza tema di smentita affermare che l’approccio che ho avuto con questa razza e’ stato del tutto casuale. Infatti, personalmente allevavo canarini di colore, attratto più per le cromie che non per la forma e la struttura. Venuto a conoscenza che un noto allevatore della nostra associazione era entrato in ‘’crisi mistica’’ e si stava sbarazzando per poche lire del suo ceppo di canarini di razza spagnola fui subito da Lui per cercare di redimerlo. L’amico era purtroppo convinto della sua scelta estrema ed irreversibile. Basta con gli uccelli, d’ora in poi mi dedicherò alla cinofilia. Rammaricato per una scelta tanto drastica, il pensiero ricorreva tra le gabbie dell’amico, dove erano alloggiati dei vispi uccelletti dai pigmenti non ben schematizzati, per me allevatore di canarini di colore, ma dal carattere confidente ed allegro e come avevo potuto appurare di persona, frequentando l’allevamento dell’amico, dalle ottime attitudini riproduttive. Il ceppo infatti era nato dalla selezione di soggetti acquistati con la finalità di aiutare i numerosi indigeni posseduti che spesso davano problemi di allevamento della prole. Per onestà va però precisato che detto allevatore sporadicamente inseriva nel ceppo alcuni soggetti di pregio acquistati da allevatori di caratura internazionale. La scelta fu repentina poiché in questi casi ogni ripensamento può fermare una scelta audace. Poiché gli ‘’spagnoli’’ erano destinati all’uccelleria, barattai alla pari con i miei canarini di colore il ceppo, entrando quasi a mia insaputa nel mondo del canarino di forma e posizione liscia. Trasferiti i soggetti nel mio allevamento la preoccupazione era quella di cercare di trasformare un ceppo nato con lo scopo di ausiliari di allevamento, in un ceppo di canarini di tutto rispetto, in grado di poter concorrere alle manifestazioni ornitologiche. Per la verità lo scarto fu minimo, furono esclusi dalla riproduzione soprattutto dei maschi di taglia e fattura sproporzionata e nella scelta dei riproduttori non fu prestata grande attenzione allo standard espositivo, ma mi sono preoccupato di costruire un buon parco femmine dotate di taglia tendente al diminutivo ma non nimute e dal piumaggio serico, attillato, ricco e ben imbibito di lopocromi. Il mio progetto, forse audace, era quello di sfruttare le mie competenze di canaricoltore di colore per apportare degli aiuti ad una razza che a mio modesto parere vedo troppo esasperata nella selezione del carattere intensivo. Mi spiego meglio. Nella canaricoltura convenzionale, è buona abitudine far si che i ceppi di qualsivoglia canarino siano conservati attraverso il classico accoppiamento di intenso per brinato. In questo modo viene salvaguardata la struttura del piumaggio che è alla base dell’impostazione di un soggetto dalle buone caratteristiche fenotipiche e da un buono stato di salute. Avete capito bene, forse è un’affermazione un po’ audace ma un soggetto che possiede un piumaggio scomposto e non brillante, a mio avviso non riesce a raggiungere quello stato di forma fisica che gli permette di affrontare i cicli metabolici tipici degli uccelli (riproduzione, muta, quiescenza e riposo) e permane in un continuo stato di ansietà che si ripercuote sul suo benessere psicofisico. Il materiale in mio possesso dopo la selezione era dunque questo :

un folto gruppetto di femmine riproduttrici (circa quindici) dove erano state esaltate al massimo le attitudini riproduttive, la taglia appariva leggermente superiore a quella prevista ma in compenso il piumaggio era come la desideravo io per quanto concerne i maschi la selezione inevitabilmente, come ero abituato a fare prima della conversione, fu drastica. Con lo standard alla mano si salvarono solo due buoni intensi.Eravamo alle soglie della stagione riproduttiva agli inizi dell’anno 2001 ed il progetto di lavorare con quindici femmine e due maschi potete tutti capire che era irrealizzabile. Il caso volle che un amico dell’associazione si è recato in Portogallo per visitare il campionato del mondo di ornitologia. Senza troppe speranze lo pregai di valutare la possibilità di acquistare qualche buon soggetto maschio da adibire alla riproduzione, purchè di ottima fattura. La domenica mattina di buon ora una telefonata interrompe la mia attenzione nell’accudire i miei nuovi ospititi di allevamento. ‘’Edoa’ qui ci sono degli spagnoli che per quanto io possa giudicare, mi sembrano di buon livello, li possiede un allevatore che lo scorso anno ad Alicante (Spagna) ha vinto il titolo mondiale e per di più sono degli avorio’’. ‘’Fui categorico: acquistali senza badare troppo al prezzo’’. Ciò che mi indusse ad essere così determinato, oltre all’incredulità che così a breve potesse essere risolto il mio problema, fu l’entusiasmo di appurare che in una razza di canarini di forma e posizione, fosse presente il fattore sesso legato avorio. Come direbbe Pazzaglia: ‘’ la domanda sorge spontanea’’, perché essere contenti di poter acquisire degli spagnoli avorio? A questo punto mi giungono d’ausilio le mie competenze nei canarini di colore dove attraverso il fattore avorio miglioravo i ceppi di gialli o rossi che erano deficitari nella carica lipocromica. I rossi ed i gialli in questione continuavano ad apparire di scarsa qualità selettiva ma gli avorio gialli e rosa che ne sortivano erano sicuramente migliori. Il perché me lo ero chiesto più volte ma le mie valutazioni rimanevano di tipo empirico. Il giorno della risposta è giunto dialogando con Giuliano Passignani grosso estimatore del mondo alato, tecnico di forte spessore e capace di infondere in tutti noi che siamo preda dell’ornitofilia, un ritrovato vigore ed entusiasmo. In occasione del Primo convegno ornitologico ‘’Albatros’’ tenutosi a Cassino lo scorso febbraio, Giuliano ha magistralmente spiegato come la qualità del lipocromo (pigmento liposolubile dunque grasso) avorio sia dotato di una carica lipidica particolare che conferisce alla piuma una elasticità ed una sericità senza pari. Tornando ai miei spagnoli con mia somma gioia i soggetti giunti dal Portogallo, mi soddisfavano appieno ed i tre nuovi maschi mi permisero di affrontare la stagione riproduttiva con un rapporto di 1: 3 tra maschi e femmine. Non è certo l’ideale per un canaricoltore ma meglio un numero di soggetti inferiore di buona fattura che volierette piene di uccelli fuori standard che sottraggono spazio ed attenzione all’intera conduzione dell’allevamento. Come tutti sanno, il fattore avorio, è un carattere recessivo legato al sesso, dove dall’accoppiamento di maschio mutato per femmina libera da tale fattore, si ottiene una prole, che nel sesso femminile risulta per la totalità avorio, in quella maschile tutta portatrice del fattore stesso. Il vantaggio di questa introduzione è stato duplice. In primo luogo sono stato agevolato nel sessare i giovani, tutte le femmine nascevano inevitabilmente avorio. Di contro l’avorio ha migliorato la qualità del piumaggio del mio ceppo di ‘’balie’’. A tutt’oggi con una media di circa duecento giovani l’anno e con una selezione tanto drastica che a volte mi sento cattivo, penso di aver raggiunto un buon livello sia fenotipico che cromatico. Non è solo una mia impressione anche i giudici dell’internazionale di Reggio Emilia la pensano così. A quanti hanno avuto la pazienza di seguirmi vorrei chiedere un ultimo sforzo di attenzione. A mio avviso in questa razza che per standard è fortemente apprezzata quando il soggetto appare minuto molto spesso si commette l’errore di eseguire reiterati accoppiamenti tra intensi. Il fattore inteso geneticamente si comporta in maniera dominante, pertanto, anche un soggetto che possiede tale mutazione in singola dose(eterozigoti) lo palesa nel fenotipo. Al fine di ottenere soggetti sempre più piccoli si finisce nelle selezioni per scartare i brinati che inevitabilmente appaiono più vaporosi. Nulla di più errato. L’accoppiamento che preferisco è intenso omozigote per brinato. Tali intensi si ottengono accoppiando intenso per intenso dove il fattore intensivo fissandosi in alcuni figli su entrambe le x da luogo a degli intensi in grado di generare ( grazie alla loro peculiarità genetica) anche se accoppiati a dei brinati una progenie tutta intensa. Presto una particolare attenzione alla dieta durante il periodo della muta, dove per favorire la sintesi dei lipocromi somministro alimenti ricchi di tali componenti, in particolare offro ai miei canarini il seme di girasole germinato, alimento ricco di acidi grassi polinsaturi e di oligo elementi. Non trascuro di offrire in questo periodo particolarmente delicato della vita degli uccelli, delle foglie di cavolo che per il loro contenuto di zolfo favoriscono la sintesi della cheratina, la proteina costituente il piumaggio. Volendo essere ulteriormente zelanti, è buona norma aggiungere al pastone destinato al periodo della muta qualche goccia di olio di mais e dieci grammi per kg. di biotina (vitamina H) tanto utile per la sintesi della summenzionata cheratina. Gli ambienti luminosi, privi di umidità e bene esposti del mio allevamento mi agevolano nel produrre ogni anno quei beniamini che eluiscono con i loro colori e la loro vivacità lo stress che ci riserva il quotidiano.

Testo di Edoardo Spagagna

Articolo gentilmente concesso da Alcedo www.alcedoedizioni.com

 

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